Se sia o meno una leggenda della recitazione, nessuno può ancora saperlo. Ma di sicuro Fabrizio Gifuni è un geniale attore italiano dalla bravura inquietante. È in grado, da grande e giovane interprete quale è, di sprigionare con un solo gesto o con il solo timbro della voce un mondo fatto di energia, luce e buio insieme, che può anche non essere vero, ma se non altro è credibile e vibrante. Nessuno si sarebbe mai aspettato che questo ragazzino smilzo diventasse un’immagine in movimento nei frame delle migliori pellicole italiane del nostro panorama cinematografico. Così come nemmeno la sua famiglia si sarebbe mai aspettata che proprio la recitazione entrasse così prepotentemente nel suo destino. Gifuni è come un bellissimo dipinto, una perfetta macchia di inchiostro accanto alla parola “cinema”, un piccolo movimento che si agita dentro lo spettatore come un’impercettibile oscillazione della voce. È un uomo che fa del personaggio la sua materia argillosa. Un vento, reale o sognato, che muove la scena attorno a lui e spinge lo spettatore a schiudere i suoi occhi verso il mondo fantastico raccontato dal regista. Per fortuna non ha macinato solo sogni di celluloide, ma è anche un ottimo attore teatrale e televisivo anche quando è impegnato nella fiction (considerato spesse, troppe volte ed erroneamente, di serie B), dove ha dimostrato la fierezza di un uomo nei panni di un tenente innamorato della sorella di un pericoloso bandito sardo.
Gli esordi
Figlio del segretario generale del Quirinale Gaetano Gifuni, decide di intraprendere una carriera da attore, diplomandosi così, nel 1992, all’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico. L’anno successivo, debutta in teatro con l'”Elettra” di Euripide, diretto da Massimo Castri. Astro nascente del teatro italiano, proseguirà il suo mestiere d’attore diretto da registi come Sepe e Terzopoulos, partecipando anche a numerose produzioni radiofoniche come “Il mondo nuovo” e “La principessa povera”.
La carriera al cinema
Marito dell’attrice Sonia Bergamasco, debutta al cinema nel film di Anna Di Francisca La bruttina stagionata (1996) con Carla Signoris, Edi Angelillo, Milena Vukotic e Isabella Biagini. Due anni più tardi, è diretto da Gianni Amelio in Così ridevano, poi nel 1999 è riceve una nomination ai David di Donatello come miglior attore protagonista per il film Un amore (1999), ma disgraziatamente non vince. Nel 2001, la critica cinematografica italiana lo porta in auge per la sua interpretazione ne Il sole negli occhi, ma forse il punto più alto della sua carriera arriva quando Ridley Scott lo vuole accanto a Anthony Hopkins in Hannibal (2001), sequel de Il silenzio degli innocenti di Jonathan Demme. Lo stesso anno è diretto anche accanto alla moglie ne L’amore probabilmente di Giuseppe Bertolucci. Poi è la volta di Marco Tullio Giordana che lo inserisce nel film di sei ore La meglio gioventù (2003), per il quale riceve la sua seconda candidatura ai David di Donatello (questa volta come miglior attore non protagonista), ma vince il Nastro d’Argento come miglior attore protagonista assieme al resto del cast maschile.
Gli anni recenti
Da allora la carriera di Gifuni sembra avviarsi nella giusta direzione. Nel 2004 è infatti nel cast de La Radio di Davide Sordella. Negli anni successivi è poi presente in Musikanten (2005), Fratelli di sangue (2006), La ragazza del lago (2007), Il dolce e l’amaro (2007), Signorinaeffe (2008) di Wilma Labate, Galantuomini (2008), L’uomo nero (2009) e Beket (2009). Il 2010 è per Gifuni l’anno sicuramente più impegnativo, con la produzione di ben 4 pellicole che lo annoverano tra i protagonisti. Si tratta di Io sono con te di Guido Chiesa, C’era una volta la città dei matti, storia di Franco Basaglia e della sua appassionata e pacifica rivoluzione, Fate la storia senza di me di Mirko Capozzoli e L’amore buio, diretto da Antonio Capuano e presentato nelle Giornate degli autori della 67. Mostra del Cinema di Venezia.
La televisione
Nel 2005, grazie a Liliana Cavani, è il protagonista della fiction De Gasperi – L’uomo della speranza (2005), dove ancora una volta è accanto alla Bergamasco, poi sempre per il contenitore televisivo reciterà nella miniserie tv L’ultima frontiera (2006), Paolo VI (2008) di Fabrizio Costa.
Un enorme talento tutto da scoprire
Talento multiforme e rinascimentale della recitazione, Gifuni fissa ai suoi personaggi le ossessioni dell’uomo, che siano solo dipinte leggermente o che prevalgano come oscure ombre. Fotografa, disegna con la matita ruoli cinematografici che lui stesso sporca con le dita, arricchendoli di visioni, frantumi, impasti, fessure sentimentali, sputi e rumori. Etereo, è aria che brucia e allo stesso tempo è un tripudio della realtà. Pare però che questo attore sia ancora involuto, slegato dal cinema, frammentato e ricucito solo rare volte con riconosciuti elogi popolari, forse perché Gifuni ha dalla sua un lato oscuro, sfuggevole e affascinante nell’insieme che lo rende perversamente erotico anche quando non è nudo sulla scena. Nel 2012 è nelle sale cinematografiche con il film drammatico Romanzo di una strage, che mostra la strage di Piazza Fontana del 1969, a Milano, e gli avvenimenti che diedero inizio agli anni di piombo. Nel film l’attore è diretto dal regista Marco Tullio Giordana. In seguito è tra i protagonisti del film di Paolo Virzì Il capitale umano e di quello di Marco Bellocchio Fai bei sogni (2016).
Tra le ultime interpretazioni di Gifuni troviamo Prima che la notte (2018) di Daniele Vicari, Aspromonte – La terra degli ultimi (2019) di Mimmo Calopresti e La belva di (2020) Ludovico di Martino. Nel 2022 sarà Aldo Moro nella serie diretta da Bellocchio Esterno notte, ruolo grazie a cui si aggiudica il David di Donatello come miglior attore protagonista.